SDEBITIAMOCI CON BILOSOFIA

 

 

 

Questo approfondimento parte da una sacrosanta verità (e non una utopia): per essere più ricchi, e soprattutto senza debiti, dobbiamo lavorare di meno e guadagnare quello che ci è dovuto per giustizia.

Se state pensando ad una presa in giro fatelo pure, ma questa verità. Possiamo riconoscerla, aderirvi liberamente e vivere felici, oppure morire di debiti.

In fondo il Signore ci ha fatto uomini liberi. Ognuno di noi sceglie come vivere la propria vita, come utilizzare il proprio tempo, e quindi ognuno di noi decide liberamente di subirne le conseguenze. Non è una minaccia ma solo un modo per alzare il vostro livello di attenzione.

Coloro che desiderano la nostra infelicità  – per farci schiavi delle loro merci (danaro compreso) -usano una strategia a due vie chiara ed inequivocabile. La prima, é la comunicazione pubblicitaria e la seconda, quella di fare in modo che nessuno possa comunicare la verità delle cose.

Ebbene, per essere più felici bisogna lavorare di meno, guadagnare di meno e quindi essere più poveri. Strano vero? Che brutta verità!

Se potessi affidare questo pensiero al mitico Catalano (personaggio televisivo scoperto da Enzo Arbore) lui direbbe: è meglio essere poveri e felici, che ricchi e infelici (la povertà e la ricchezza come è intuitivo si riferiscono al danaro).

Ovviamente anche questa cosa la sapevamo, ce la dicevano sempre i nostri nonni, il problema adesso è dirlo ai nostri figli. Ma, non perché non se lo vogliono sentir dire; il problema è che noi non siamo capaci di dirlo.

Io ci proverei, sinceramente. Sapete, tra le altre cose, è meglio dirglielo subito qual è l’ammontare dei debiti gli stiamo lasciando, altro che eredità.

Ho capito che non vi siete ancora convinti, certo non bastano queste poche parole, e poi, avete appena iniziato a leggere il libro, siete appena alla prefazione.

Allora faccio un ultimo sforzo e vi mostro e commento questa figura.

 

 

 

 

Trattasi di un circuito causale che serve a farci capire le conseguenze delle nostre azioni nel tempo. Ovviamente questo è un circuito che riguarda solo gli aspetti trattati in questo libro, molte altre cose le potrete aggiungere voi liberamente una volta capito come funziona.

Come potete vedere ogni elemento del circuito è sempre “causa” ed “effetto”. In sostanza da questo circuito (il circuito della nostra vita) non si esce mai. Si possono solo cambiare il segno (cioè dire: circuito positivo o virtuoso e circuito negativo o vizioso) e la misura (cioè il dosaggio dell’azione).

Adesso ve lo spiego iniziando con una lettura al negativo (circolo vizioso).

Partiamo dallo stato di fatto di cui si tratta in questo libro: ho bisogno di altro reddito per sostenere le spese che faccio. Al momento, visto che non ne ho, vado in banca, chiedo un prestito, mi indebito, decido di lavorare di più.

Questo indebitamento ha innalzato i costi di famiglia (interessi passivi) quindi ho maggiore necessità di reddito, mi convinco che devo dedicare più tempo al lavoro per guadagnare di più.

Ma il tempo che dedico in più al lavoro mi toglie tempo per la mia vita di famiglia ed educare i miei figli a stare con loro (a giocare, a fare i compiti, ecc. ) anziché fare in modo che, abbondati davanti alla TV, si facciano incretinire dalla pubblicità.

Purtroppo non è così, mi manca il tempo (ho bisogno ed ho deciso che devo lavorare di più) e quindi i miei figli continuano a fare richieste di cose futili e costose (roba esclusivamente firmata), e quindi ho bisogno di guadagnare di più altrimenti come faccio a non farli arrabbiare, devo per forza accontentarli (non ho il tempo per gestire il loro stress, a me basta il mio) adesso vado in banca e chiedo una carta per rateizzare gli acquisiti.

Mia moglie mi dice che la cameretta dei bambini ha bisogno di essere ripitturata e le maniglie delle porte della camera da letto e del soggiorno sono da sostituire. Ma se io devo lavorare di più non ho il tempo per fare questi lavori di casa (da solo o con l’aiuto dei miei figli) quindi, cara mogliettina, cerca un’impresa a cui affidare i lavori, poi chiama il falegname e fai cambiare le maniglie. Purtroppo io non ho il tempo per fare queste cose… devo lavorare.

Figuriamoci se mi resta il tempo per stare con gli amici. Figuriamoci se ho il tempo di frequentare il gruppo che stanno costituendo per fare gli acquisti ecosolidali.

Non ho neanche due minuti per leggere un libro, pensate che possa partecipare ad un corso di economia domestica o bancaria?  Ma quando mai avrò il tempo per guardare le bollette (acqua, luce, gas, telefonia, internet) ed i costi di eventuali fornitori alternativi. Io ho solo il tempo per lavorare e per indebitarmi.

Certo vorrei fare un po’ di attività fisica, so che farebbe bene alla salute ed allo stress, ma non ho tempo, anzi è bene che vada in farmacia a prendere quel medicinale che mi ha prescritto ieri il medico. Purtroppo questi sono altri costi ed i soldi non bastano mai.

Questa che avete appena apprezzato è la lettura negativa. Vi siete riconosciuti?

Facciamo ora la lettura positiva. Ma, la devo descrivere realmente? non è già tutto chiaro?

Se ho il tempo per dedicarmi alla famiglia, alla educazione dei miei figli, se ho il tempo per fare i piccoli lavori di casa, se ho il tempo per partecipare ai corsi che mi rendono meno schiavo delle merci e delle banche, se ho il tempo per stare insieme con gli amici per decidere come acquistare meglio spendendo meno e finanziando l’economia locale, se faccio anche un po’ di attività fisica (basta un passeggiata a piedi di 30 minuti per alcuni giorni alla settimana) che mi fa stare meglio in salute… se mi dedico questo tempo… avrò meno bisogno di reddito, non mi sarà necessario andare in banca a chiedere un prestito e non ci saranno interessi passivi che mi richiederanno di guadagnare di più per pagare quel debito. Devo solo decidere di dedicare meno tempo al lavoro retribuito.

Non vi siete ancora convinti, è vero? Ebbene, non mi resta che ricordarvi il ritornello di una vecchia canzone di Caterina Caselli: “la verità mi fa male lo so”.

E so per certo che la state canticchiando, e che adesso volete capirne di più.

Allora è bene sapere che nel nostro agire quotidiano (le azioni, le scelte di ogni momento) ci troviamo sempre al posto della freccia del circuito sopra descritto. La freccia infatti ci porta da una causa ad un effetto (cioè una nostra azione si traduce in una connessione tra causa e fine). E nel circuito un effetto diventa causa per un nuovo effetto e cosi via. E come dire, che il modo con cui mi comporto oggi (causa) determinerà quello che sarò domani (effetto).

Siccome l’uomo non agisce solo per cause deterministiche, ma usa la sua libertà che è sempre intrinsecamente connessa al raggiungimento di un fine, non possiamo che condividere che l’uomo per essere felice non ha bisogno di possedere merci, ma ha bisogno di ragioni per vivere (un motivo, un movente ideale).

Ma facciamo attenzione. Nel circuito la libertà è rappresentata dalla freccia (posso dosare il suo contenuto, posso usare o non usare criteri morali, posso essere positivo o negativo, virtuoso o vizioso) che colma lo spazio tra causa ed effetto; e per riempire la freccia di contenuti ispirati dalla nostra libertà non basta la nostra intelligenza (aver capito come gira il circuito, come gira la vita, come gira il mondo) ci vuole anche la volontà, e questa è tanto più forte quanto è forte il nostro desiderio di rispettare e far rispettare questo principio:

«Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.[1]» 

 

Roberto Lorusso – Bilosofo



[1] Art. 1, DICHIARAZIONE UNIVERSALE DIRITTI UMANI. Parigi, Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 10.12.1948.

 

 

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