Nell’attuale epoca, si manifesta un diffuso timore nei confronti del cambiamento poiché ci sentiamo poco a nostro agio nell’affrontare l’incertezza; preferiamo la sicurezza delle abitudini consolidate e dei modi tradizionali di fare le cose, nella nostra zona di confort, poiché questo ci conferisce una sensazione di controllo sulla realtà.
Tuttavia, si osserva anche un eccessivo parlare superficiale riguardo alla necessità di cambiare.
Il cambiamento è diventato una sorta di moda alla quale ci stiamo abituando, un concetto pubblicizzato e straparlato.
Ma cosa significa veramente cambiare? Significa innovare e intraprendere nuove azioni?
Mi piacerebbeì tu potessi leggere il mio libro:
“Il Vangelo del Change Management”.
Siamo troppo ancorati ai modelli prevedibili, alle statistiche, e ci troviamo incapaci di adottare atteggiamenti chiave come l’inquietudine e la creatività, come sostiene Papa Francesco.
La rigidità del pensiero binario, che divide tutto in pro o contro, non ci permette di cogliere la complessità delle situazioni.
Attualmente, questa rigidità è alimentata dalla paura e dagli algoritmi, mentre il panorama internazionale è in crisi a causa di conflitti bellici e l’ordine mentale è destabilizzato dall’avanzamento dell’intelligenza artificiale.
È necessario aprirci all’ignoto, al riconoscimento delle nostre limitazioni e all’oltrepassare degli schemi imposti dagli algoritmi e dalla conformità sociale.
Se in passato la nostra identità poteva essere definita, ad esempio, dalle parole delle Confessioni di Sant’Agostino, oggi siamo portati a definirci attraverso selfie.
È importante recuperare la distanza tra la nostra vera essenza e l’immagine che proponiamo di noi stessi.
Le statistiche indicano una diminuzione del tempo dedicato al senso del sacro, inteso come la ricerca di ciò che trascende il materiale, come lo spirito e l’ispirazione.
Riappropriarci di momenti di spiritualità significa aprirci a una visione diversa del mondo e alla possibilità di concepire soluzioni innovative per il cambiamento.