Sollecitato da quanto accade in Italia, sono mesi che rifletto sul significato di “fare Politica” per un cristiano.
Ho pensato che partecipare assieme ai nostri concittadini al grave compito di rendere più umana e più giusta la società in cui viviamo, possa essere una buona risposta.
Ma quando e come? Nel tempo libero? La notte? Il sabato e la domenica?
In realtà, la vita ordinaria, le azioni di tutti i giorni, sono il luogo ed il contesto in cui esercitiamo le nostre scelte morali. E le scelte morali fanno Politica?
In qualsiasi situazione ci troviamo, nelle cose più usuali o nelle cose più rilevanti, c’è sempre la possibilità di chiedersi: cosa accadrà dopo, a me e agli altri, per effetto di ciò che sto facendo? Quali sono le conseguenze morali?
E continuo a chiedermi, le scelte morali fanno Politica?
E’ giusto pensare che la politica è cattiva, è cosa sporca, solo per uomini senza compromessi, ladri e qualunquisti, ecc.?
Possiamo anche pensare che forse siamo noi cristiani, che non esercitando il nostro diritto e dovere sociale, non essendo presenti, facciamo si che “altri” con le loro azioni la rendano “ignobile” e impraticabile?
Possiamo domandarci se evadere la Politica significa commettere peccato di omissione?
La Politica è il luogo dove si decide come sarà il mondo nel futuro. E noi non possiamo dire come la pensiamo?
Lo lasciamo dire al presidente della CEI o dobbiamo dirlo noi, laici?
Dobbiamo dirlo con “fanatismo” o con “l’etichetta di cattolico” ? o sforzandoci di vivere coerentemente il Vangelo?
In questo periodo in cui vado confrontandomi con tanti amici, qualcuno mi ha detto che è sufficiente attenerci alla vita corrente, alla scelte che facciamo nell’esercizio della nostra professione, del nostro ruolo di genitori, nel ruolo di consumatori, perché è con queste scelte che determiniamo la Politica.
Altri mi hanno detto: E’ giunto il momento di mettere da parte le scuse per non partecipare alla Politica (oppure fantasticare sul “magari la politica fosse un luogo per puri e immacolati”), dobbiamo “sporcarci le mani”, dare un contributo personale, partecipare alla vita sociale.
Ma significa necessariamente passare attraverso l’appartenenza ad un partito? La risposta è stata “no”, non è necessario.
Il nostro contributo può partire da una chiara testimonianza di una retta coscienza civica, sempre attenta al Bene Comune, ad esempio realizzando una proposta agli Amministratori Pubblici della nostra città, oppure una “buona iniziativa” di solidarietà, che viene sostenuta dai cittadini senza far ricorso ad alcun contributo Pubblico.