La terra per rieducare bimbi e adulti.

Il ritorno alla terra, della società della "postcrescita" nasce dalla sensazione di essersi lasciati troppo imprigionare dal cemento, dall’inorganico, dall’artificiale, al punto di avere la sensazione che ci manchi, letteralmente, il respiro. Occuparsi di un orto dà un senso di sollievo e consola con la sensazione di poter se non altro difendere quel frammento di terra di cui abbiamo la possibilità di prenderci cura in prima persona. 
E poi: se semino devo aspettare finché il seme è germogliato: esattamente il contrario del “tutto e subito”. È importante per i nostri figli vivere il tempo dell’attesa, che contiene la meraviglia e lo stupore.
 
Senza contare insegnamenti fondamentali come “capire da dove viene il cibo”: i bimbi delle elementari ad esempio possono seminare il mais a maggio, a settembre macinarlo e in inverno mangiare qualcosa fatto con la “loro” farina. 
 
Ma a trarre benefici dall’interazione con la natura non sono certo solo i più piccoli. Il fenomeno degli orti sociali per gli anziani che non hanno voglia di invecchiare davanti alla tv fa il paio con il boom delle realtà agricole che puntano alla riabilitazione e all’inserimento lavorativo di categorie svantaggiate: malati e disabili, persone con problemi di dipendenze, carcerati. 
 
Perché la natura non giudica: un buon pomodoro resta un buon pomodoro, che sia coltivato da un normodotato, un disabile o un tossico. Una stima calcolata con i dati dell’Istat e del progetto europeo Sofar rivela che in Italia le realtà di agricoltura sociale sarebbero ben 796. 

——-
Rendi possibili i tuoi obiettivi:

www.targetnavigator.it
www.facebook.com/TargetNavigator
www.twitter.com/TargetNavigator
www.progettodimostra.it

0 Condivisioni