La tecnologia non solo migliora la vita…la salva

tecnologiaNel mondo siamo quasi sette miliardi di persone, almeno secondo le ultime stime. Purtroppo però, non tutti siamo nelle stesse condizioni. Nei paesi dell’Africa centrale, nelle zone più povere del sud est asiatico e nelle periferie del Brasile, ma anche ad Haiti, vicinissima agli Stati Uniti, il tasso di mortalità è altissimo. In questo video, Amy Smith, un’eccellente ricercatrice americana, parla della sua ricerca per migliorare la vita di quelli che Gesù ci avrebbe indicato come gli “ultimi” della terra. Grazie al lavoro sul campo, lei e la sua equipe hanno brevettato alcuni prodotti che riducono la mortalità dal fumo tossico dei fuochi domestici. Potrebbe sembrare assurdo che nel XXI secolo si muoia per cucinare, ma si calcola che, tra i bambini sotto i cinque anni, le morti causate da questo problema siano maggiori di quelle causate dalla mancanza di acqua e cibo.

Ecco l’intero intervento di Amy Smith.

Parlando di scoperte, mi piacerebbe raccontarvi la storia di uno dei miei progetti preferiti. Credo sia uno dei più entusiasmanti ai quali sto lavorando,ma credo sia anche il più semplice. E’ un progetto che ha le potenzialità per avere un grande impatto in tutto il mondo. Si rivolge ad uno dei più grandi problemi di salute del pianeta, la prima causa di morte dei bambini al di sotto dei cinque anni, che è…? Malattie che si trasmettono attraverso l’acqua. Diarrea. Malnutrizione.½ No, è respirare il fumo dei fuochi domestici — infezioni respiratorie acute causate da questo. Riuscite a crederci?

Credo che sia scioccante e alquanto spaventoso.Non riusciamo a produrre combustibili da cucina più puliti? Non riusciamo a fabbricare fornelli migliori? Tutto questo come può portare a oltre due milioni di morti ogni anno? So che Bill Joy vi stava parlando delle meraviglie dei nanotubi di carbonio.Quindi io vi parlerò delle meraviglie dei macro-tubi di carbonio, ovvero del carbone vegetale. Quindi questa è una foto della campagna di Haiti. Haiti ad oggi è deforestata per il 98%. Vedrete scenari come questi ovunque sull’isola. Ciò porta ogni genere di problema ambientale e problemi che colpiscono le persone in tutta la nazione. Un paio di anni fa ci sono state gravi inondazioni che hanno causato migliaia di morti, il che è direttamente imputabile al fatto che non ci sono alberi sulle colline per stabilizzare il suolo. Quindi arrivano le piogge, scendono fino ai fiumi, ed ecco le inondazioni.

Ora, una delle ragioni che ci sono così pochi alberi è questa: la gente deve cucinare, e raccoglie la legna e ne ricava carbone vegetale per poterlo fare. Non è che la gente ignori il danno ambientale.Lo conosce perfettamente, ma non ha altra scelta. I combustibili fossili non sono disponibili,¼ e l’energia solare non cucina nel modo in cui amano che il loro cibo sia preparato. E quindi questo è quello che fanno. Troverete famiglie come questa che vanno nella foresta per trovare un albero,tagliarlo e produrne del carbone vegetale. Quindi non sorprende, che sia stato fatto un grande sforzoper cercare combustibili alternativi per cucinare.

Circa quattro anni fa ho portato un gruppo di studenti ad Haiti, e lì abbiamo lavorato con i volontari dei Corpi di Pace. Questo è uno di quei volontari, e questo è un congegno che hanno costruito nel villaggio dove lavoravano. E l’idea era quella di riuscire a prendere della cartastraccia,comprimerla, e fare formelle di carbone da utilizzare come combustibile. Ma questo congegno era molto lento. Quindi i nostri studenti di ingegneria hanno continuato a lavorarci, e con alcuni cambiamenti molto semplici, sono stati in grado di triplicare la produzione di questo congegno. Quindi potete immaginare che fossero davvero elettrizzati. E hanno riportato le formelle al MIT così da poterle testare. E una delle cose che hanno scoperto è stata che non bruciavano. Il che è stato un pò demoralizzante per gli studenti. E infatti se guardate attentamente, proprio qui, potete vedere che dice : <>. Come si capisce, in effetti non c’è cartastraccia in questo villaggio. E anche se è stato fatto un ottimo uso delle scartoffie del governoquando questo volontario li ha riportati al suo villaggio, era lontano 800 chilometri. Così abbiamo pensato che forse ci doveva essere un modo migliore per trovare un combustibile alternativo.

Ciò che volevamo fare, era realizzare un combustibile che utilizzasse qualcosa che fosse facilmente reperibile a livello locale. Potete vedere anche questi ovunque ad Haiti. Sono delle piccole presse per estrarre lo zucchero. E il prodotto di scarto che resta dopo l’estrazione del succo dalla canna da zucchero è chiamato bagassa. Non ha un suo uso. Non ha alcun valore nutrizionale,quindi non lo usano per nutrire gli animali. Resta ammucchiato accanto alla pressa fino a quando alla fine lo bruciano. Ciò che volevamo fare era trovare un modo per sfruttare questa risorsa di scarto e trasformarla in un combustibile che sarebbe stato qualcosa con la quale le persone avrebbero potuto cucinare facilmente, qualcosa come il carbone vegetale. Quindi per un paio d’anni dopo, io e gli studenti abbiamo lavorato per sviluppare un processo.

Così si inizia con la bagassa, e poi si prende un semplice essiccatoio che si può fare con fusti di olio di benzina da più di 200 litri che non servono più. Dopo qualche tempo, dopo avergli dato fuoco, si sigilla per limitare l’ossigeno che entra nell’essiccatoio, e alla fine ci si ritrova con questo materiale carbonizzato. Però, non si può bruciare. E’ troppo puro e brucia troppo velocemente per essere utile per cucinare. Quindi abbiamo dovuto cercare e trovare un modo per dargli la forma di formelle che fossero utili. E opportunamente, uno dei miei studenti era del Ghana, e si è ricordato di un piatto che gli preparava la madre chiamato kokonte, che è un porridge molto appiccicoso fatto con la radice di cassava. Quindi quello che abbiamo fatto è stato cercare, e scoprire che la cassava cresce anche ad Haiti, con il nome di manioca. E infatti, credsce in tutto il mondo — iucca, tapioca, manioca, cassava, è la stessa cosa — una radice vegetale molto ricca di amido. E se ne può fare un porridge molto denso e appiccicoso, che si può usare per tenere unite le formelle di carbone vegetale. Quindi ecco cosa abbiamo fatto. Siamo andati ad Haiti. Questi sono i primi diplomati della Ecole de Chabon, o Istituto del Carbone Vegetale. E queste — (Risate) — esatto. Quindi in effetti sono assistemte al MIT e all’ ICV. E queste sono le formelle che abbiamo fatto.

Adesso vi porterò in un altro continente. Questa è l’India, e questo è il combustibile per cucinare più usato in India: è sterco di vacca. E più che ad Haiti, questo produce fuochi davvero fumosi, ed ecco qui vedete l’impatto che le cotture fatte con sterco di vacca e biomasse hanno sulla salute quando usati come combustibile. Vengono colpiti soprattutto donne e bambini, perché sono loro quelli che stanno intorno ai fuochi di cottura. Quindi volevamo vedere se sarebbe stato possibile introdurre lì questa tecnologia per produrre il carbone vegetale.Bene, sfortunatamente loro non avevano canne da zucchero e non avevano cassava, ma questo non ci ha fermati.

Quello che abbiamo fatto, è stato scoprire quali erano le fonti di biomasse reperibili a livello locale.E in questa zona c’era paglia di grano, e c’era paglia di riso. E ciò che potevamo usare come legante era in effetti una piccola quantità di letame di vacca, che usavano comunemente come combustibile. E abbiamo fatto dei test fianco a fianco, ed ecco potete vedere le formelle di carbone vegetale, e qui lo sterco di vacca. E vedete che brucia in modo molto più pulito di un combustibile per cucinare. E infatti, riscalda l’acqua molto più velocemente. E così siamo stati molto felici, fino a questo punto. Ma una delle cose che abbiamo scoperto quando abiamo fatto la comparazione fianco a fianco con il carbone di legno,è stata che non bruciava a lungo. E le formelle si sgretolavano un pò, e disperdevamo energia quando si rompevano mentre cuocevano.Quindi volevamo cercare di trovare un modo per fare formelle più resistenti così da poter competere con il carbone vegetale nei mercati di Haiti.

Quindi siamo tornati al MIT, abbiamo tirato fuori il macchinario Instron, e abbiamo cercato di capire che tipo di forza serviva per comprimere una formella al livello di poterne migliorare davvero il rendimento. E mentre c’erano studenti nei laboratori che cercavano di scoprirlo, avevamo anche dei gruppi soci ad Haiti che lavoravano per sviluppare il processo, per migliorarlo e renderlo più accessibile alla gente dei villaggi. Dopo un pò di tempo, abbiamo costruito una pressa a basso costo che permetteva di produrre carbone vegetale, che stavolta bruciava davvero più a lungo, e in maniera più pulita del carbone di legna.

Quindi adesso siamo nella posizione di avere un prodotto, che è in effetti migliore di quello che si può comprare nei mercati ad Haiti, che è davvero una bella posizione. Solo ad Haiti ogni anno, vengono tagliati circa 30 milioni di alberi. C’è la possibilità che ciò venga messo in atto salvando una buona parte di questi alberi. Inoltre, il ricavo generato dal carbone vegetale è di 260 milioni di dollari. E’ moltissimo per un paese come Haiti —con una popolazione di otto milioni e un reddito medio di meno di 400 dollari. Quindi qui è dove stiamo andando avanti con il nostro progetto del carbone vegetale.

Una delle cose che credo sia anche interessante, è che ho un amico su a Berkley che ha fatto analisi sui rischi. E ha considerato il problema degli impatti sulla salute del bruciare il legno piuttosto che il carbone vegetale. E ha scoperto che su scala mondiale, si potrebbero prevenire un milione di morti passando dall’ uso del legno a quello del carbone come combustibile per cucinare. Ciò è notevole. Ma fino ad ora, non c’è stato modo di farlo senza tagliare alberi. Ma adesso noi abbiamo un modo che è usare materiale di scarto agricolo per creare un combustibile per cucinare.

Una delle cose davvero entusiasmanti, però, è qualcosa che è venuta fuori in un viaggio che ho fatto in Ghana proprio il mese scorso. E questa è, almeno credo, la cosa più favolosa, ed è persino più low tech di quello che avete appena visto, se riuscite ad immaginarlo. Eccolo. Quindi cosa sono? Sono pannocchie trasformate in carbone. E la loro bellezza è che non c’è bisogno di farne formelle.Arrivano già pronte. Questo è il mio portatile da 100 dollari, proprio qui. E in effetti, come Nick, ho portato dei campioni.

(Risate)

Quindi possiamo farli girare. Sono pienamente funzionali, testati, pronti da immettere sul mercato.E credo che una delle cose straordinarie di questa tecnologia è che trasferirla è tanto semplice.Paragonate con il carbone di canna da zucchero,per il quale bisogna insegnare alle persone come farne formelle e bisogna compiere l’operazione di cuocere il legante, queste arrivano pre-legate. E questa credo sia la cosa più entusiasmante nella mia vita in questo momento, il che credo sia un triste commento sulla mia vita.

(Risate)

Ma quando lo vedrete, come voi qui in prima fila, bene, si, ok. Quindi ad ogni modo — (Risate) –eccoci. E questo è io credo, un esempio perfetto di ciò di cui parlava Robert Wright in quella storia della somma non-zero. Quindi non ci sono solo benefici sulla salute, ma anche sull’ambiente. Ma questa è una di quelle situazioni incredibilmente rare in cui ci sono anche benefici economici. Le persone possono produrre il loro combustibile dai prodotti di scarto. Da ciò possono generare utili.Possono mettere da parte i soldi che avrebbero speso per il carbone, e possono produrre eccedenze da vendere al mercato alle persone che non lo fanno da sé. E’ davvero raro che non ci siano compromessi tra salute ed economia, o ambiente ed economia. Quindi questo è un progetto che ho trovato estremamente entusiasmante, e davvero non vedo l’ora di scoprire dove ci porterà.

Quindi mentre parliamo, adesso, del futuro che creeremo, una delle cose che credo siano necessarie è avere una visione molto chiara del mondo in cui viviamo. E adesso non intendo proprio il mondo nel quale viviamo. Intendo il mondo in cui le donne passano da due a tre ore ogni giorno a macinare il grano da dare da mangiare alle loro famiglie. Intendo il mondo dove materiale d’avanguardia per le costruzioni significa tegole di cemento fatte a mano, e dove, quando lavori dieci ore al giorno, guadagni comunque solo 60 dollari al mese. Intendo il mondo dove donne e bambini passano 40 bilioni di ore all’anno portando l’acqua. E’ come se tutta la forza lavoro dello stato della California lavorasse per un anno a tempo pieno facendo nient’altro se non portare acqua.

E’ un posto dove, per esempio, se questa fosse l’India, in questa stanza, solo tre di noi avrebbero un’auto. Se questo fosse l’ Afghanistan, solo una persona in questa stanza saprebbe usare Internet.Se questo fosse lo Zambia, 300 di voi sarebbero contadini, 100 di voi avrebbero l’ AIDS o l’ HIV. E più della metà di voi vivrebbe con meno di un dollaro al giorno. Questi sono problemi per i quali abbiamo bisogno di trovare delle soluzioni. Questi sono problemi per i quali dobbiamo allenare i nostri ingegneri, i nostri progettisti, i nostri uomini di affari, che i nostri imprenditori devono affrontare.Queste sono le soluzoni che dobbiamo trovare.

Ci sono un paio di aree alle quali credo sia particolarmente importante rivolgerci. Una di queste è creare le tecnologie per promuovere la micro-finanza e la micro-impresa, così che le persone che vivono sotto la soglia di povertà possano trovare un modo per uscirne — e che non lo facciano usando la stessa tradizionale produzione di cesti, allevamento di pollame, eccetera. Ma ci sono nuove tecnologie e nuovi prodotti che possono produrre su piccola scala.

L’altra cosa che credo, è che si debbano creare tecnologie per i contadini poveri per aggiungere valore ai loro prodotti. E dobbiamo ripensare alle nostre strategie di sviluppo, così da non promuovere campagne di istruzione per farli smettere di essere contadini, ma piuttosto smettere di essere contadini poveri. E dobbiamo pensare a come possiamo farlo efficacemente. Dobbiamo lavorare con le persone in queste comunità, e fornirgli le risorse e gli strumenti di cui hanno bisogno per risolvere i loro problemi. E’ il modo migliore per farlo. Non dovremmo farlo dal di fuori.Quindi dobbiamo creare questo futuro, e dobbiamo iniziare a farlo adesso. Grazie.

(Applausi)

Chris Anderson: Parlaci — mentre vediamo se qualcuno ha qualche domanda — parlaci di una delle altre cose alle quali stai lavorando.

Amy Smith: Altre cose alle quali stiamo lavorandosono cercare dei modi per fare a basso costo i test sulla qualità sulle acque, così che le comunità possano mantenere i loro sistemi idrici, sapere quando funzionano, sapere quando vengono trattati, etc. Stiamo anche cercando sistemi a basso costo per trattare le acque. Una delle cose davvero entusiasmanti è che stiamo considerando la disinfezione solare delle acque, e cercando di migliorare la capacità di poterlo fare.

CA: Qual’è l’ostacolo che impedisce a queste cose di andare su scala? Dovete trovare imprenditori, o capitalisti di ventura, o cosa vi serve per prendere ciò che avete e portarlo in scala?

AS: Si, credo che ci siano molte persone che lo fanno andare avanti. E’ una cosa difficile: è un mercato molto frammentato e una popolazione di consumatori senza reddito. Quindi non si possono usare gli stessi modelli degli Stati Uniti per far andare avanti le cose. E il nostro staff è piuttosto piccolo, sono io.

(Risate)

Quindi, capite, io e gli studenti facciamo quello che possiamo. Abbiamo 30 studenti all’anno che vanno nei campi e provano a metterlo in atto e a farlo andare avanti. L’altra cosa è che bisogna agire con una struttura che duri molto tempo, perché — capite, non ci si può aspettare di ottenere qualcosa in uno o due anni. Bisogna guardare 5 o 10 anni avanti.Ma credo che con questo concetto, potremo andare oltre.

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