Per il bene dell’impresa: il benessere della persona

Le vacanze, oltre che per riposare, sono sempre un’ottima occasione per riflettere. Questo agosto ho spesso pensato a quanto è accaduto nei mesi trascorsi.


La cosa interessante è stata quella di constatare che ad ogni successo che tornava alla mia mente associavo subito uno o più dei miei collaboratori. Riscontrando una perfetta sintonia tra mente e cuore, tra azione e persone, ho avuto conferma automatica che non si possono raggiungere obiettivi con i soli mezzi economici/materiali; le persone sono l’essenza, il fulcro, il centro; sono il nostro vero capitale.

Certo, come imprenditore di una piccola impresa è stato facile passarle in rassegna una per una. Ho pensato anche ai loro interessi extralavoro, alle loro famiglie, alle date di matrimonio di alcuni di loro (dico alcuni perché ho la gioia di essere circondato da molti giovani).
Ho pensato a come si vive in azienda. Quali attenzioni, quali disattenzioni, quante opportunità, quanti problemi. Nel passarli uno ad uno in rassegna, mi sono reso conto in modo palese che questi hanno sempre avuto origine quando non abbiamo considerato le persone “soggetto” della produzione. Cioè capaci di immaginare, creare, fare, relazionarsi, condividere, amare ciò che fanno e chi li circonda.

Ho sempre saputo che occorrono ambienti sani, dove si respira aria pura che profuma di relazioni virtuose, ma non sempre è facile tenerli vivi.
Quale imprenditore, oggi, non sa che vivere bene la vita professionale porta dei vantaggi al dipendente, alla famiglia del dipendente ed all’impresa (famiglia di famiglie)?. Il benessere organizzativo genera nel dipendente sicurezza, perché il dipendente avverte di sviluppare competenze certe; appartenenza, perché la persona comprende di far parte di un gruppo compatto e affiatato; autostima, perché si riconoscono i risultati raggiunti; autorealizzazione, perché il riconoscimento porta il lavoratore a sentirsi completo professionalmente e come persona.
Il benessere delle persone che mi circondano è uno dei motivi che mi portano a sostenere il Work Life Balance, la politica aziendale di conciliazione tra vita privata e vita professionale. Quel giusto equilibrio che produce profitto alle imprese e felicità alle famiglie.

Diverse sono le possibilità che un’impresa ha per sostenere il benessere organizzativo. Un piccolo esempio sono i viaggi culturali aziendali (che rappresentano un modo per allontanarsi dalla quotidianità e consentono di migliorare la comunicazione fra i diversi livelli dell’organizzazione ed incrementare l’amicizia), gli happening  (una giornata di apprendimento per piccoli e grandi gruppi aziendali), che possono essere momenti informali o poco formali (alcuni li chiamano anche start up o kick off)  di condivisione di esperienze, strategie, obiettivi e comunque occasioni di relazione e di crescita.
Una cosa interessante che desidero segnalare è il diffondersi – al momento però solo nelle grandi imprese –  di esperienze di benessere organizzativo, molte delle quali sono spesso rivolte ai genitori-lavoratori (ad esempio: asili nido aziendali, servizi di doposcuola, laboratori creativi, ecc.) per agevolare la gestione dei figli ed in alcuni casi anche la loro crescita.

Concludo questa riflessione estiva con alcuni interrogativi: solo le grandi imprese hanno imparato a considerare le persone “soggetto” delle produzione? Eppure è nelle piccole imprese che si respira maggiormente aria di famiglia!

 

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