La moltiplicazione dei pani non può essere gratis. Viva la mercificazione delle relazioni al bando i Beni relazionali

Scrivo questo articolo, partendo da una storia che mi è stata raccontata recentemente una mia amica, Francesca, business e personal coach da circa 20 anni. Trattasi di un accadimento occorso con un suo cliente (grande impresa del nord) con la quale collabora da più di tre anni. Lei inizia a raccontare che il suo rapporto con il CdA è di grande fiducia cosi come anche con i sei manager (figure apicali) c’è grande stima anche se non si può parlare di amicizia.

Recentemente a fronte di una sua proposta fatta al CdA che prevedeva un percorso personalizzato di coach per i sei manager non andato a buon fine – Francesca non ha capito bene il perché (forse il costo alto? Proprio non sapeva spiegarselo; ci saranno state sicuramente altre motivazioni) – ha informato tutti (CdA e manager) che il percorso poteva tranquillamente partire perché lei ne avrebbe fatto un dono personale e gratuito ai sei manager.

Pazzia? Non saprei.

Generosità?

Visione diversa del mondo e delle relazioni di business?

Dopo due prime adesioni, segue un silenzio per molti giorni da parte di tutti (anche dei primi due). Francesca intuisce che qualcosa non va.

MI dice: è molto probabile che il CdA abbia vietato i manager di continuare ala relazione, se pur epistolare, con me.

Interessante vero?

Le motivazioni del silenzio possono essere tante, forse tu ne hai in mente qualcuna, anche io.

Perché quello di cui mi preme parlare è il mio punto di vista su quello che da tempo definisco per me un pensiero strategico:

Eliminare la mercificazione dalle relazioni.

Penso ad esempio al fatto che il CdA desideri che la relazione tra i suoi manager e Francesca passi attraverso un rapporto contrattuale remunerato.
Cosa buona e giusta starei per dire. Ma perché negare alle persone di accettare un dono gratuito?

In sostanza mentre nelle imprese parliamo di attenzione alle persone, alla loro crescita personale, alla possibilità che nelle aziende si sviluppino i Beni Relazionali all’interno e con gli esterni (qualsiasi tipologia di Stakeholder) ecco comparire il “l’economia di mercato” quella che deve far crescere il PIL. Ecco che tutti ritorniamo a “mercificare” le relazioni.

Ho scritto due libri l’anno scoro (ho fatto molti mesi di quarantena) nei quali tratto diffusamente di “benessere organizzativo” – “beni relazionali” e di “gratuità del dono”

Il primo è SOFIA (puoi acquistarlo da qui con Amazon)

il secondo è: IMPRENDITORI PRIMI (acquistalo sempre da Amazon)

Benessere organizzativo

Ed è di questo che ti voglio parlare, ispirato dalla storia di Francesca.

Ha dichiarato il Prof. Luigino Bruni «Il benessere organizzativo necessità della cultura della “cura”. Mentre, purtroppo. è la disistima della “cura” che è presente nelle nostre imprese.  La “non cura” è la ragione profonda del malessere che viviamo nelle imprese ed in tutto il mondo del lavoro».

In qualsiasi imprese è strategico generare un contesto che noi definiamo Benessere Organizzativo. È qualcosa di immateriale, nel quale si possono generare i Beni Relazionali. Trattasi di quei “beni” che nascono dalle relazioni che noi abbiamo con gli altri.

In realtà, se le nostre relazioni non sono buone, potrebbero anche produrre dei “mali relazionali” e forse questi sono più riconoscibili perché non ci permettono di essere felici, sentiamo che il nostro cuore si intristisce o producono danni alla economia aziendale.

Eccoti un piccolo elenco di beni relazionali:

  • l’apprendimento,
  • la condivisione,
  • la fiducia,
  • la partecipazione,
  • la cooperazione,
  • l’amicizia,
  • lo scopo della vita,
  • la salute,

Ma adesso fai attenzione: «I beni relazionali sono quei beni che possono essere prodotti e fruiti soltanto assieme da chi vi partecipa su un piano di adesione personale e che richiedono l’impegno costante in tale relazione»[1]

[1] Pierpaolo Donati, Scoprire i beni relazionali – Rubettino editori

Da questo ho capito che la qualità della relazione fra le persone (di un gruppo di lavoro, di una comunità, ecc.) e la loro piena adesione con un impegno costante (nella relazione) sono fattori determinanti perché si generino beni relazionali.

Per generare beni relazionali bisogna sapersi relazionare. Ci sono competenze da acquisire? Certamente si. Molte di esse si possono anche chiamare con il loro vero nome aristotelico, cioè virtù. Queste competenze sono molto utili in primo luogo agli imprenditori e manager (o più semplicemente “capi” di qualcuno, di un gruppo, di un settore dell’organizzazione, ecc.), i quali purtroppo non si accorgono che, alcune volte, con il loro modo di agire, non fanno altro che “maltrattare” l’unica vera risorsa di cui dispongono: – il capitale esclusivo dell’azienda, – costituito dalle donne e dagli uomini che chiamiamo “dipendenti”, ma che sarebbe più opportuno definire collaboratori, o partner.

Con questi comportamenti generiamo solo “mali relazionali”.

Malauguratamente, non ci rendiamo conto di quello che accade interiormente a un essere umano (il dolore che prova) quando si vede ignorato e umiliato (anche di fronte ai colleghi), quando un “capo” mette da parte una sua idea o una sua proposta senza giustificarne il motivo, o in assenza di un’accurata condivisione. Con questi comportamenti generiamo solo “mali relazionali”.

Forse, non siamo neanche consapevoli del danno che procuriamo alla nostra impresa, ignorando un’idea che potrebbe essere utile al miglioramento di un Piano Strategico, o semplicemente di un processo, o alla fidelizzazione di un cliente.

Se i nostri collaboratori e loro idee sono per noi “indifferenti”, come si può pensare che essi possano donare “attenzione” alla nostra amata azienda?

Il protagonismo di un manager o di un imprenditore, carente di competenze relazionali e che non sa dirigere le persone che gli sono affidate, finisce quasi sempre con l’offendere la loro intelligenza e con il disprezzare la loro voglia di fare meglio e di più, minando la fiducia nell’azienda nella quale lavorano. Con questi comportamenti generiamo solo “mali relazionali”.

Generare beni relazionali

Generare beni relazionali invece si traduce nel guadagno di alcuni benefici, quali ad esempio:

  • I progetti viaggiano a gonfie vele
  • I profitti aumentano;
  • La reputazione aziendale cresce;
  • I clienti restano fedeli;
  • I tempi e le scadenze sono sempre rispettati;
  • I nuovi assunti si integrano facilmente;
  • Si impara più facilmente;
  • Si innova rapidamente;

Qualsiasi progetto aziendale per avere successo necessita di Beni Relazionali. Senza di questi, i suoi obiettivi restano solo utopia.

Roberto Lorusso

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17 commenti su “La moltiplicazione dei pani non può essere gratis. Viva la mercificazione delle relazioni al bando i Beni relazionali

  • Grazie Roberto, per i tuoi spunti.
    In realtà tutti coloro che hanno almeno un po’ di esperienza nelle organizzazioni conoscono fin troppo bene i costi di relazioni disfunzionali (uso un termine neutro…). Anche se poi troppo spesso all’atto pratico lasciano prevalere logiche di breve periodo e di corta visione che non ne tengono conto.
    Fai bene a ricordare che parole come “cura”, “gratuità”, “buone relazioni” devono essere punti di riferimento e criteri di scelta.

  • L’offerta riguarda un tema professionale e pertanto va affrontato professionalmente.
    Si possono dare tante cose gratuitamente senza necessariamente comunicarlo ma sempre tracciando tutto e dirigendo il donativo nell’apposito settore fundraising o altro…

    Parlo per me, immaginando di essere parte in causa per cui preferirei una regolare fornitura con tanto di contratto.
    A riparo di qualsiasi situazione debitoria sia pure non manifesta…

    Inoltre un rapporto professionale mi consentirebbe di fissare senza troppi patemi d’animo, obiettivi, timing e risultati con professionalità e buona pace per tutti.

    In azienda conviene assicurare una prestazione si alto profilo e che garantisca una ricaduta attesa sull’organizzazione pouttosto che la gratuità del servizio.

    Personalmente sarei più contento se quella commessa è stata apprezzata ed ha prodotto risultati concreti sulle persone, piuttosto che non sia pesata sul budget.

    Poi se il professionista vuole dare il suo onorario all’organizzazione il risultato diventa edificante sia per chi offre che per il ricevente.

  • Ciao Roberto
    I contadini sanno dalla notte dei tempi che trattare con amore i propri allevamento produce carni migliori
    Che coltivare con amore le proprie piante produce frutti e ortaggi migliori
    Un marito sa, e non dovrebbe mai dimenticare, che trattare bene la propria moglie gli consegna un matrimonio migliore
    Eccetera eccetera
    Tutti sappiamo che i buoni rapporti sono necessari ed indispensabili e non è necessario aver studiato scienze umanistiche o aziendali
    Eppure la competitività è sempre in campo, tanto più nei luoghi di lavoro
    Pare che i sentimenti umani mai riescano ad essere governati dal raziocinio né dagli studi, più o meno elevati
    A volte sono carenze affettive a generare mali modi, a volte carenze culturali

    Eppure è necessario continuare a seminare ed allevare con amore per potersi alimentare d’amore

  • Credo che utile sarebbe rileggersi, o leggere, Mauss, sia l’autore che il gruppo e la rivista. Il dono può avere anche un aspetto di sfida e pertanto leggere un’offerta gratuita univocamente come bene è fuorviante. Tra le tre leggi di Mauss, tra l’altro, c’è anche RICEVERE, che è libertà.

  • Caro Roberto molto utili le tue riflessioni sui beni relazionali ma credo che finché non si comprende che l’identità non sta nel soggetto ma nella relazione (Levinas) sono in quanto mi relaziono con l’altro da me, il valore dei beni relazionali non si comprendera’ nella società dell”indidualismo compiuto.in questa la dimensione collettiva del noi che fa la storia fatica ad affermarsi ..perdonami ma rispetto alla mancata adesione dei dirigenti all’offerta della tua collega credo che ci sia non solo una possibile responsabilità del Cda ma anche della stessa volontà dei singoli che a fronte di un mancato obbligo contrattuale aziendale non hanno compreso il valore dell’offerta ….spesso nelle organizzazioni la formazione viene vissuta invece che come una crescita personale e collettiva come un dovere legato alla prestazione lavorativa …la consapevolezza deve partire da una coscienza di sé autoptopulsiva …siamo sicuri che questa sia presente sempre nel soggetto? E poi, quanto influisce la mercificazione dominante nella società consumistica sulla valutazione del dono considerato appunto senza valore? Domandiamocelo….

  • Caro Roberto, non capisco bene: la signora ha un ottimo rapporto di fiducia e di stima con il cda e con i manager ma ad oggi non sappiamo perché la sua offerta è stata tacitamente respinta. Secondo: non recepiscono una proposta professionale e io la trasformo in un dono? Che senso ha? Ripeto, non so perché l’abbiano declinata ma, se non so perché, non mi azzardo a riproporla in altri termini così singolari. Potrei elencare una serie di ipotesi ma sono tutte a sfavore della professionista. Facciamo solo un esempio: io produco sapone e propongo una fornitura a un supermercato, il supermercato rifiuta: che faccio, gliela regalo? Piuttosto la do ai frati per i poveretti. O no?

  • Caro Roberto,
    un dono è tale se è noto il donatore?
    Un dono è tale se può essere ricambiato?
    Prova a restituire la tua esistenza ai tuoi genitori.
    Prova a risolvere queste semplici relazioni sussistenti del dono e poi ne riparliamo.
    L’enunciato sulla moltiplicazione dei panini è vero o falso?
    Facciamo un esempio?
    E=mc*c
    Questa espressione è vera o falsa?
    Ben vivere,
    Giuseppe

  • Appoggiare una mano sulla spalla di un collaboratore e chiedergli semplicemente “come và” spesso può generare un grande dono. In riferimento all’esperienza della tua amica Francesca con il CDA, forse quando ti arriva un regalo inatteso ti insospettisce e il rifiuto può essere interpretato come risultato di una scarsa fiducia fra i componenti del gruppo. Ritengo quindi sia necessario misurare l’entusiasmo del regalo per lavorare tanto sul rapporto umano.

  • Caro Roberto mi hai fatto venire in mente quel che dicevano nel 1977 gli indiani metropolitani sulla Rivista Anarchica Re Nudo : se qualcuno ti regala un fiore diffida ! O è una merce e poi ti chiederanno dei soldi o è un ideologia (religione ) e poi ti chiederanno credibilità , in tutti i casi diffida ! abbiamo già dato !
    Che i manager e i consiglieri dei CdA siano arrivati alle stesse conclusioni degli indiani metropolitani anarchici ?
    Buon lavoro

  • Anche io penso nella storia Francesca avrebbe dovuto lasciar perdere ma pretendere una motivazione dal CDA, che si è molto irrigidito di fronte ad un regalo. E assai opportuno in un contest lavorativo dare importanza strategica alle relazioni tra persone pari grado ma anche tra Capi e collaboratori. Ne va del raggiungimento consapevole degli obiettivi aziendali ed anche e soprattutto del clima che si instaura all’interno di una azienda

  • Sì, i beni relazioni prevedono lo sforzo di attivare rapporti autentici, motivati dalla gratuità, non quindi come mezzo per fare qualcos’altro (fare affari ecc.), ma come fine. Altro aspetto è che essi si attivano nella reciprocità, quando cioè si avviano relazioni di reciprocità genuine.
    Quindi il bene relazionale è tale e porta i suoi frutti se la relazione è cercata in quanto bene in sé, non usata per altro, una relazione che non è un incontro di interessi ma un incontro di gratuità. E la gratuità richiede a sua volta motivazioni intrinseche.

  • L’ho letto subito nel pomeriggio e condivido pienamente.
    Finché le imprese, di qualsiasi genere, saranno formate da persone è fondamentale curare ed incentivare le relazioni.
    Recentemente ho commentato in altro contesto che la formazione, per quanto importante, deve essere corrisposta con la giusta misura, evitando l’ubriacatura da nozioni, mentre le relazioni devono coinvolgere l’intero personale dell’impresa, senza limiti di aree.
    Il board deve essere il primo artefice, attivamente convinto senza ipocrisie.
    Il management, con la fiducia del board, deve essere il generatore e il facilitatore delle relazioni, facendo incrociare i diversi ambiti, coinvolgendoli non esclusivamente per le tematiche lavorative.
    Interessi ludici e culturali a contorno possono generare enormi ritorni di affiatamento ed efficienza.
    A valle di una organizzazione così disposta, i giochi sono molto esemplificati ed i risultati non dovrebbero mancare, peraltro in un clima di notevole positività.

    È il mio pensiero
    Un caro saluto Graziano

  • Caro Roberto, grazie! E’ una riflessione molto interessante, che condivido appieno.
    Ti abbraccio!
    Nicola Costantino

  • Ciao Roberto, spero di trovarti bene.
    Molto interessante questo articolo, ricco di spunti di riflessione.
    Grazie per la condivisione.
    Un cordiale saluto,
    Marta

  • Buonasera Roberto,

    ho letto con molto interesse il tuo articolo su “ La moltiplicazione dei pani non può essere gratis. Viva la mercificazione delle relazioni al bando i Beni relazionali”
    Ovviamente sono stata invogliata innanzitutto dal tuo invito e, poi, inevitabilmente dal titolo che è tutto un programma.
    Mi sono interessata a leggere anche alcuni commenti all’articolo.
    Insomma la tua amica credeva che operare gratuitamente fosse un Valore ed invece……………….
    Cercherò di riflettere .

    Un caro saluto e a prestissimo
    Lucia

  • Ciao Roberto,
    con un po’ di ritardo, per il motivo che sai, ma cui si aggiunge una inspiegabile difficoltà
    di connessione, rispondo alla tua ultima ( Mercificazione delle relazioni ) raccontandoti
    una situazione reale da me vissuta.
    Condivido molto di ciò che scrivi, ho letto anche io qlcosa del Prof. Luigino Bruni. Anzi, anni fa,
    L’ On. Mimmo Amalfitano mi chiese di presentare un suo libro per una conferenza, quando
    cominciò a parlare di economia circolare, e poi avviò i corsi della Summer School.
    Bene, condivido ma non posso non notare che non tieni in alcun conto il punto di partenza
    della situazione per la quale ti stracci le vesti. O la tua vuol essere una provocazione?
    Però rispondimi, dimmi qlcosa!
    Buona serata, Licia

  • Però,
    Ciao Roberto,
    il tuo articolo è assolutamente condivisibile, penso che difficilmente ci sarà qualcuno che si opponga ai principi da te espressi. Personalmente, da più di 10 anni, propongo criteri di crescita degli skill, hard e soft, nell’azienda multinazionale in cui opero. Costantemente mi chiedo cos’è che impedisce di realizzare quanto da te ben espresso. In verità mi occupo di processi operativi, in cui grande importanza assume proprio la competenza sia del saper fare che del saper gestire e di come questi aspetti vadano coltivati per meglio fare e meglio collaborare. Sempre più mi convinco che, per comprendere il perché del successo o dell’insuccesso delle iniziative, del fare umano, è necessario porre attenzione su cosa è all’origine delle difficoltà che si vogliono affrontare e risolvere; identificarlo non basta, bisogna descriverlo chiaramente, per poterlo condividere ed orientare il gruppo di persone coinvolte che sempre devono sapere da dove si parte (origine delle cause di insuccesso) per arrivare dove (obiettivi ed ambiti chiaramente espressi). Comprendere la vera natura del problema lo risolve al 50%. Non fare, saltare, questo passaggio, porta il nostro vascello verso mete sconosciute, con buona possibilità di insabbiamento. La tua amica Francesca in quale condizione è? Mi accorgo di aver già troppo scritto e mi scuso. Buona Vita.

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