Demercificare per decrescere

“Diminuire i flussi di materia e di energia è divenuto ormai paradigma fondamentale e fatto che non può più essere ignorato”. Così, Paolo Cacciari, ex onorevole, giornalista e scrittore impegnato nel campo della sostenibilità con l’associazione per la “Decrescita”, ha esordito durante la trasmissione di Paese Reale del 7 gennaio 2012 alla quale sono stato invitato. Ma come farlo? Lo stesso Cacciari prospetta la soluzione: “Oltre all’efficienza delle nuove tecnologie, è necessario demercificare, ossia togliere le regole dell’economia dal totem del mercato”.
Questa affermazione può sembrare in apparenza folle a quanti pensano che l’unica economia possibile sia quella del Mercato o se preferite delle imprese. Invece (lo ribadisco in tanti convegni da anni), esistono altri tipi di economie che vengono trascurate, ma che in passato occupavano uno spazio decisamente maggiore: quella domestica (auotproduzione  e autoriparazione) e quella pubblica (che si occupa di tutti, specialmente i meno abbienti).
Ma questo non sta bene alle 500 multinazionali che detengono l’80% della ricchezza (per fortuna solo economica) mondiale. Sapete perché? Non fa crescere sto benedetto PIL.
Le indicazioni per una felice decrescita, Cacciari le individua in: abbattere l’obsolescenza programmata, produrre di meno e soprattutto oggetti che durino più a lungo, lavorare di meno e rimettere al centro la relazione tra persone.

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