Dal Prodotto Interno Lordo al Benessere Interno Lordo

Articolo scritto da Roberto Lorusso e pubblicato sulla rivista  Primal Free Time di gennaio/aprile 2009.

Avete paura della recessione? Avete paura di non poter spendere più come prima? Avete paura di restare senza lavoro? Avete paura di non poter pagare più la domestica e la baby-sitter? E il corso di calcetto, di inglese, la danza per i vostri figli, il maglioncino firmato, l’ennesimo stivale con un tacco diverso da quello della scorsa stagione invernale?

Quanta paura ci fa la crisi economica! Fra poco saremo privati della nostra unica certezza: “la crescita senza fine del PIL”. I nostri politici, in coro con gli industriali potenti, ripetono la solita e noiosa cantilena: “la gente non spende più, calano i consumi, cala il PIL, l’Italia è in grave crisi, ecc”.
Chi è stato? Di chi è la colpa? Ma sicuramente di quell’“altro” che stava al governo prima. E quello prima? Non ha colpa anche lui? Allora la colpa è di tutti, o almeno, di tutti quelli che ci hanno governato negli ultimi 30 anni.

Certamente non siamo fatti per soffrire, tutti noi tendiamo alla felicità.
Il timore di non star bene, di privarci di qualcosa, è un sentimento profondamente radicato in noi, per questo non vogliamo neanche sentire la parola crisi e ci rifiutiamo di parlare di decrescita del PIL;  la nostra prima reazione di fronte a qualcosa che ci costerà sacrificio è il rifiuto. Ci siamo chiesti perché? E’ molto probabile che in questi ultimi anni abbiamo avuto lo sguardo fisso alle merci (i beni materiali) sui quali ci siamo lanciati a capofitto, con il desiderio spasmodico di possesso, come se fossero l’unica cosa utile alla nostra felicità. Ed ancora oggi, purtroppo, cerchiamo soddisfazione nelle merci pensando che ci possano aiutare a dimenticare tutto ciò che (anche lontanamente) ci potrebbe far soffrire.
L’ideologia edonista, per il quale il fine ultimo è il piacere (e che crede nella crescita senza limiti del PIL), ha permeato il nostro attuale stile di vita, rendendolo l’unico modello possibile e desiderabile (tanto che ormai è diffuso anche nei paesi più poveri).
Benedetta crisi, benedetta recessione. Concediamoci un minuto di riflessione, visto che abbiamo un po’ più di tempo da dedicare a noi stessi e non allo shopping all’ipermercato. Facciamoci qualche domandina.
Come possiamo condividere le scelte di chi ci governa (destra o sinistra indifferentemente) se l’unico obiettivo per farci capire che sono più bravi degli altri è quello di farci diventare schiavi della crescita del PIL? E quindi del consumo esasperato di merci? In questo paese viviamo bene se siamo capaci di spendere tutto quello che guadagniamo o perché ci sono altri bisogni da soddisfare? Quante scelte economiche e politiche offendono la nostra dignità di uomini? E’ il danaro (la capacità individuale di spendere) che ci fa veri uomini? In sostanza è il mio potere di acquisto che mi rende più uomo dell’altro? La crescita del PIL ci ha resi uomini liberi o schiavi delle merci?

Io penso che il possesso delle merci (o beni materiali) non può e non potrà mai rappresentare il fine ultimo, la vera ricchezza, dell’uomo. Viceversa, l’uso delle merci ed il loro perfezionamento deve essere sempre e soltanto al servizio della dignità della persona e non della sua mercificazione.

LA CRISI FINANZIARIA ATTUALE E’ LA SINTESI DEL DECADIMENTO DELLA CENTRALITA’ DELL’UOMO E DELLA RELATIVIZZAZIONE DELLA MORALE NELL’ECONOMIA.

Se guardiamo questa figura

ci rendiamo subito conto come negli ultimi anni abbiamo accelerato il decadimento del valore dell’uomo, e come a partire dalla metà del XX secolo l’uomo si è trasformato, anch’esso, in merce utile alla crescita del PIL.
Da un Uomo Centrale e quindi con l’economia che era mezzo della sua crescita, siamo passati ad una Economia che lo usa e che di recente lo giudica persino dannoso o pericoloso per la crescita.

Io penso che questa cosa si sia accentuata da quando (30 anni fa circa) in occidente è passata l’idea (che molti ancora oggi condividono) che:
1. la famiglia non serve
2. non bisogna fare più figli
3. servono “nuovi” bisogni (imposti) per far aumentare i consumi.

Alcuni effetti sistemici di queste scelte:

perdita di tutti i valori che si producevano in famiglia quali ad esempio: la solidarietà, la sobrietà, il risparmio (con la conseguente riduzione delle attività finanziarie); i nuovi bisogni hanno dato anche loro una mano a ridurre il risparmio, anzi hanno indebitato a lungo termine le persone; la donna utile al bene della famiglia è diventata utile solo a produrre reddito; la popolazione è invecchiata, sono aumentati i costi sociali (pensioni, sanità, ecc); mancano i futuri “contribuenti”; in economia tutto è possibile, la morale, l’etica sono solo un ostacolo. E così facendo, per la gioia degli economisti, dei presidenti di Confindustria, dei politici e delle grandi industrie multinazionali (alle quali i governi di tutto il mondo sono sottomessi) sino ad oggi il PIL è sempre aumentato.

Per loro sfortuna, però, qualche cosa non ha funzionato, i grandi strateghi della crescita del PIL non hanno pensato che la Natura si sarebbe ribellata ed avrebbe detto basta. Anche perché la Natura ha i suoi limiti, non è come il PIL che vogliamo cresca senza limiti. La Natura è un sistema chiuso ed in questo sistema ci vivono tutti gli uomini del mondo, e non solo quelli della ricca e opulenta civiltà occidentale.

Cosa accade: noi ci comportiamo come se fossimo i padroni del mondo, curanti solo di dare agio alla nostra comodità, al nostro egoismo e ad ogni tipo di capriccio; pensiamo di non dover dar conto a nessuno (distruggiamo, usiamo, sperperiamo, ecc), produciamo PIL con superbia e con avidità a discapito di altri.

Non dovremmo, forse, comportarci come buoni amministratori? C’è una bella differenza tra l’essere amministratore e l’essere padrone. Gli amministratori infatti hanno cura responsabile dei beni ricevuti e con le loro capacità li migliorano sapendo di dar conto a chi glieli ha affidati, a quanti condividono con lui l’esistenza umana ed alle generazioni che verranno.
Gli amministratori sanno bene che qualcuno si aspetta da loro qualcosa: non solo che il capitale consegnatogli non si depauperi, ma che accresca, e cioè che porti profitti ed utilità per sé e per gli altri.

Ma in questi ultimi anni, purtroppo, noi genitori abbiamo messo al mondo una sparuta generazione di padroni.

Ha detto recentemente  Papa Benedetto XVI: <<Necessitano  “provvedimenti coraggiosi”, primo fra tutti: “eliminare le ragioni che impediscono un rispetto autentico della dignità della persona”. Il mondo dispone di mezzi e risorse utili a soddisfare i bisogni di tutti, ma la tendenza al consumismo e “la mancanza di una volontà decisa per concludere gli egoismi di stati e di gruppi di paesi, o ancora per mettere fine a quella ‘speculazione sfrenata’ che condiziona i meccanismi dei prezzi e dei consumi” contribuiscono sempre più alla squilibrio fra i Paesi.
Concorrono alla scorretta ripartizione alimentare anche “l’assenza di un’amministrazione corretta delle risorse alimentari causata dalla corruzione della vita pubblica o gli investimenti crescenti in armamenti e in tecnologie militari sofisticate fino al detrimento dei bisogni primari delle persone”.
E’ necessario riconoscere il valore della persona umana, “a partire dal fondamento della vita familiare” come primo luogo in cui sperimentare il senso di solidarietà e di condivisione, per poter creare relazioni fra i popoli basate sullo scambio di conoscenze e valori, di rispetto e reciproco sostegno.>> (Lettera alla Fao, 16 ottobre 2008)

Per questo motivo è urgente promuove il Benessere Interno Lordo (BIL).

Ma vediamo come lo interpretiamo noi imprenditori: ci circondiamo di esperti di “responsabilità sociale”, cultori di etica dispensatori di consigli e pareri su norme ambientali ecc. (in fondo abbiamo capito che dobbiamo andare oltre i sistemi qualità ed introdurre l’etica di impresa).

Ma quanto durerà?  Il tempo che ci verrà proposta qualche altra idea più interessante per l’immagine della nostra impresa?

Facciamoci qualche altra domanda:
– gli imprenditori agiscono perché sanno, in cuor loro, che è giusto occuparsi di BIL o stanno rispondendo ad una chiamata obbligatoria del mercato alla quale non si possono sottrarre altrimenti perderebbero fatturato? 
– quanto i consigli dei loro consulenti sono in grado di incidere sulle loro coscienze?

Purtroppo l’etica d’impresa o professionale, guidata da una ragione tecnico-scentifica, non cambia la vita a nessuno anche se promette di produrre la maggiore felicità per il maggior numero di persone.

Non serve a nulla rispondere ad una etica (della terza persona) “normativista”, rifugiandosi nelle regole e nelle procedure dettate da criteri di efficienza o dei svariati sistemi di certificazione.

La nostra vita cambia in meglio se cambiamo il nostro attuale modo di vivere. Dobbiamo praticare l’etica della prima persona (e non quella della terza persona) e per farlo dobbiamo assolutamente dare risposta a queste domande: <che senso ha la mia esistenza?>, <quale è il mio progetto di vita?> <quale modo di vivere è migliore e degno per me, per la mia famiglia e per la mia impresa?>

E’ il sapere ciò che è “bene essere” che può aiutare una nazione a passare dal PIL al BIL.

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