Cosa accadrebbe se adottassimo tutti lo stile e la visione di Donald Trump?

Donald Trump: imprenditore miliardario, personaggio televisivo e, dal 20 gennaio 2025, nuovamente presidente degli Stati Uniti. Conosciuto per il suo stile diretto e decisioni spesso controverse, Trump ha riaffermato la sua influenza sulla politica mondiale con un discorso di insediamento che ha suscitato numerose reazioni. Nato nel 1946 a New York, è un imprenditore e personaggio televisivo che ha ricoperto la carica di 45º presidente degli Stati Uniti dal 2017 al 2021. Dopo una pausa dalla politica, è stato rieletto come 47º presidente, prestando giuramento il 20 gennaio 2025. Durante la sua carriera politica, Trump ha promosso politiche nazionaliste e ha spesso utilizzato una retorica polarizzante.
Le conseguenze di essere tutti “Trump”
Nel suo discorso di insediamento del 2025, Trump ha dichiarato: “Il declino dell’America è finito oggi. Comincia una nuova età dell’oro.”
Ha inoltre annunciato una serie di misure, tra cui:
- Dichiarazione di emergenza nazionale al confine con il Messico per affrontare l’immigrazione illegale.
- Revoca del Green New Deal e promozione di una politica energetica basata su petrolio e gas.
- Riconoscimento di soli due generi, maschile e femminile, opponendosi alle politiche di genere più inclusive.
- Ripresa del controllo del Canale di Panama e rinominazione del Golfo del Messico in “Golfo d’America”.
Se tutti adottassimo questa filosofia iper-nazionalista e individualista, le conseguenze potrebbero essere disastrose:
- Frammentazione globale: L’assenza di cooperazione internazionale potrebbe aumentare i conflitti tra nazioni.
- Disuguaglianze crescenti: Il focus esclusivo sugli interessi personali o nazionali rischierebbe di marginalizzare le fasce più deboli.
- Cambiamenti climatici ignorati: Un approccio che nega l’importanza delle politiche ambientali comprometterebbe il futuro del pianeta.
Papa Francesco: un monito contro l'individualismo estremo
Papa Francesco ha spesso sottolineato i pericoli dell’individualismo e del nazionalismo esasperato. In diverse occasioni, ha avvertito che tali atteggiamenti possono minare la solidarietà globale e promuovere divisioni anziché unità. La mancanza di attenzione ai bisogni collettivi e l’assenza di dialogo sono segnali di una leadership che potrebbe destabilizzare il mondo intero.
Riflettiamo insieme
Se fossimo tutti come Donald Trump, il mondo sarebbe un luogo più competitivo, ma anche più isolato e instabile. La sfida è trovare un equilibrio tra l’assertività e l’empatia, tra il protezionismo e la cooperazione globale. Cosa possiamo imparare da questa riflessione? Forse, che il vero leader non è colui che mette sé stesso al primo posto, ma chi riesce a costruire ponti anziché muri.
Ho ricevuto questi commenti dai miei amici
Ciao Roberto, è sempre un piacere sentirti e leggerti. Personalmente credo che – quantomeno – la stretta che ha dato Trump sulle politiche di genere sia da salutare con favore. Condivido pienamente le politiche che mirano all’inclusione, all’accoglienza ed alla creazione di condizioni di uguaglianza, tuttavia è innegabile che negli ultimi tempi l’estremizzazione della cd. “Cultura Woke” e dell’ideologia gender stia minando – soprattutto in Europa – le radici cristiane e mettendo fortemente in discussione la famiglia come nucleo essenziale della società, formato da uomo e donna. Le ultime Olimpiadi di Parigi sono state emblematiche. In sostanza, si sta affermando una “discriminazione al contrario” in cui viene additato come arretrato o troglodita chi semplicemente crede e professa i valori e le fondamenta della famiglia fondata sull’unione tra donna e uomo. In tal senso, Trump ha forse posto un freno e messo un po’ d’ordine. Sul resto, ovviamente, ci sarebbe da discutere e tanto. Ti abbraccio sempre con affetto! Armando
Caro Roberto, intanto grazie per la tua provocazione che mi costringe ad una riflessione dovuta ma che senza il tuo invito avrei potuto trascurare. In effetti, in questo momento di generale consenso ed applausi per Trump, occorre ragionare con oculatezza sui valori e sulla personalità che lui esprime. La sua elezione, anche se con ampi consensi, non fa altro che confermare la valutazione sulla cultura emotiva e individualistica che purtroppo caratterizza questo nostro tempo. Egli ha saputo toccare la pancia del popolo americano con argomenti populistici che, come tali, non hanno una base culturale coerente e non rispondono alle vere esigenze dell’umanità. Chiudere le frontiere agli immigrati non risolve il problema di questo fenomeno che permarrà anche se sotto altre spoglie. E’ facile suscitare consensi sbandierando il patriottismo senza preoccuparsi del modo con cui vanno risolti i problemi sociali dei vari Paesi sui quali gli Stati Uniti hanno responsabilità più o meno remote. Invece di prospettare le possibilità di appropriarsi della Groenlandia , del Canada , di Panama, suscitando i più retrivi sentimenti nazionalistici, prospettare in quale modo la potente America può aiutarli. ( Quale differenza da Putin nei riguardi dell’Ucraina ?). Quale validità – al di là della convenienza elettorale,-possono avere le sue promesse sul piano etico , data la sua storia personale e quella delle persone da cui è circondato ? Purtroppo, questa elezione e l’entusiasmo che sembra suscitare, è la conseguenza della profonda crisi della cultura occidentale ammalata di secolarismo per cui quello che interessa è solleticare i desideri e le aspirazioni populistiche , piuttosto che perseguire quello che è necessario per la crescita umana e spirituale dell’umanità di qualsiasi continente e nazione. Queste riflessioni mi confermano nella convinzione che il nostro campo di azione è la trasformazione della cultura della società contemporanea verso i valori spirituali del cristianesimo. Nostro compito è dare loro una dimensione “laica” in modo che possano essere accettati. E’ un lavoro lungo e faticoso, ma che sarà certamente vittorioso. La Pira di fronte alle difficoltà sociali e politiche che incontrava, diceva di non preoccuparsi perché : Cristo è veramente risorto. Ti abbraccio affettuosamente. Filippo
Non mi spaventa più di tanto perché l,America non è Trump ne’ Trump e’ l’America. Abbiate fede!!! Ciao Peppino
Non ci siamo proprio, caro Roberto. Non condivido questa tua posizione tenero-socialista e bonacciona del mondo. I generi creati da Dio sono due, e il gender mette in discussione anche l’omosessualità, pretende diversità emozionali-sessuali settimanali, sino a scelte di meccanica corporea, fasi che in linguaggio medico di chiamano processi ideatori psicotici o attivazione di meccanismi psicotici, solo che erano al governo negli Usa e nelle università americane e dovevamo accettarlo. La questione delle metamorfosi del marxismo posta indirettamente da Trump è molto seria. Papa Francesco è un gesuita, lo mostra in tutti i modi, specie nei confronti dell’Opera, e sembra molto logorato. un caro saluto a te, Gfranco (quando vuoi ne possiamo riparlare).
Caro Roberto, Trump avrà mille difetti e vizi terribili, ma bloccare l’ideologia LGBT è l’unica politica per salvare l’umanità dall’autodistruzione!!!
Lo sappiamo quanti tra i 12/14 anni decidono di fare la transazione sessuale sottoponendosi a delle operazioni chirurgiche e bombardamenti ormonali? In 10 anni in una sola città della Spagna si è passati da 7 ragazzi a 7 Mila!!! E lo sappiamo che il tasso dei suicidi giovanili è per la maggior parte di questi ragazzi che dopo la transazione non sanno più chi sono???
E lo sappiamo quanti bambini malati stanno nascendo dalle fecondazioni assistite? Che ovviamente servono ai gay ad avere figli…
A te posso parlare senza essere politicamente corretta…ma qui si tratta della verità sull’essere umano!
Ciao Paola